Si terrà martedì 22 agosto alle ore 20:30 in largo san Leone Magno lo spettacolo “Mafia: singolare, femminile”, una prima nazionale nell'ambito dell'articolato progetto Crossing Arts che vede il comune di Castellana Grotte capofila di una costituenda Associazione Temporanea di Scopo di cui sono partner la Grotte di Castellana Srl, l'associazione culturale AlephTeatre e l'associazione culturale World Dance Movement.
Dopo il mese di luglio dedicato alla danza in tutte le sue sfumature, con un ricco cartellone di eventi nell'ambito del Festival World Dance Movement, nel mese di agosto Crossing Arts accende un faro sul teatro: da “Mafia: singolare, femminile” alle numerose repliche di Hell in the Cave, spettacolo sensoriale, unico al mondo, che mette in scena il capolavoro per eccellenza del patrimonio letterario italiano, l'Inferno, prima cantica della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Crossing Arts è un incubatore culturale in cui dimorano differenti Arti performative che si intrecciano in un processo osmotico, mettendo a sistema ed ottimizzando le esperienze professionali maturate dai singoli partner di progetto, sviluppando nuove dinamiche artistiche, in modo tale da mettere in connessione le energie creative presenti sul territorio. Un modo per fare turismo attraverso la leva della cultura e viceversa, per fare di Castellana Grotte un attrattore culturale e non più "solo" una straordinaria meta del turismo naturalistico.
Ritornando allo spettacolo, che si terrà nel cuore del centro storico castellanese, “Mafia: singolare, femminile” è un’opera teatrale liberamente tratta dal libro “Nostro Onore” di Marzia Sabella, attuale procuratore aggiunto presso la Procura di Palermo. Il testo teatrale è stato scritto a quattro mani dal magistrato e dalla scrittrice Cetta Brancato. Sei monologhi che si snodano lungo un universo femminile e che raccontano le storie di mafia, talvolta perfino sfatandone il potere maschile. In scena, per la regia di Luigi Taccone, le attrici Stefania Blandeburgo, Maria Teresa Coraci e Giusy Frallonardo, oltre a Giana Guaiana (chitarra e voce).
Il libro, edito da Einaudi nel 2014, racconta alcune storie vere, venute fuori dalle carte processuali, di donne appartenenti a vario titolo all’universo mafioso. Storie al femminile, poco conosciute che, tuttavia, per la loro intensità e, soprattutto, per la loro “normalità”, descrivono i prototipi delle donne di mafia. Queste donne, con i loro monologhi, sono le protagoniste dell’opera teatrale.
Il filo conduttore dei monologhi è la voce fuori campo della donna magistrato che ha conosciuto queste donne attraverso i verbali dei processi, nelle aule di giustizia, nelle sale colloquio dei penitenziari, nelle intercettazioni. Il magistrato interviene a più riprese per ricordare che, sebbene si sia sempre creduto che le organizzazioni mafiose sono formate da soli uomini, le donne costituiscono l’essenza, “il cielo e la terra”, della mafia.
Lo aveva già intuito Paolo Borsellino il quale, nonostante ebbe a confrontarsi con una mafia rurale e violenta e con imponenti indagini al maschile, aprì le porte dei processi ad una giovane donna, Rita Atria, segnata dalle esperienze di sangue e che volle affidare al Magistrato il ruolo paterno di tutela della sua coscienza.
In chiusura dell’opera, Marzia Sabella interviene ancora per ricordare che, nonostante questa dolorosa passerella di tragiche figure, le donne che vivono e si nutrono di mafia, potrebbero, se solo lo volessero, scardinare il sistema mafioso.
I sei monologhi, rivelano un universo femminile che racconta storie di mafia, sfatandone, talvolta, il potere maschile. Personalità strutturate sfilano, una dietro l’altra, per parlare, con una voce mai scontata, dei codici della violenza e dell’omertà come unica strada possibile; dell’illegalità rabbiosa come risorsa dell’esistenza; dell’onore, radicato come la gramigna, che fa rinnegare la maternità e finanche se stessi; della rassegnazione amara di fronte ad un destino che si ritiene ineludibile.
Storie che tendono ad un futuro amputato. Storie di solitudine e di sconfitta.